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Corridoio umanitario
l’Italia dà l’esempio

Corridoio umanitario <br> l’Italia dà l’esempio

di Paolo Pagliaro

(1 marzo 2016) Zaino, giochi, un album da disegno e una copia della Costituzione tradotta in arabo: con questo kit di benvenuto l’Italia ha accolto ieri 41 bambini e ragazzi siriani giunti a Fiumicino insieme ai loro genitori. 93 persone in tutto, 24 famiglie che vivevano nei campi profughi libanesi e hanno ottenuto il visto dall’ambasciata italiana a Beirut.

Si è così aperto il primo corridoio umanitario riservato ai migranti in fuga dalla guerra. Come già accadde con la missione navale Mare Nostrum, che salvò migliaia di vite, l’Italia inaugura una “buona pratica” che questa volta può costituire un modello per gli altri Paesi europei.

Il progetto dei corridoi umanitari non ha costi per lo Stato. Le spese per i viaggi, l’ospitalità e l’assistenza legale sono a carico della Comunità di Sant’Egidio, della Federazione delle Chiese evangeliche e della Tavola Valdese, che investe così il denaro raccolto con l’8 per mille.

Ai profughi - molti dei quali vengono dall’inferno di Homs, città siriana di cui restano solo le rovine - viene proposto un programma di integrazione che prevede l’apprendimento dell’ italiano, l’avviamento al lavoro e l’iscrizione a scuola per i minori. Tutto questo a Trento, Reggio Emilia, Torino, Aprilia e Roma. I 93 sbarcati ieri sono un’avanguardia. Nei prossimi due anni arriveranno in mille.

Dà dunque i primi frutti l’appello lanciato in ottobre a Monaco di Baviera dai leader religiosi di 20 paesi - protestanti, anglicani, ortodossi e cattolici - che chiesero di creare passaggi di sicurezza lungo i quali far transitare i migranti più fragili: donne, bambini, infermi.

Il governo italiano – con la Farnesina – è stato il primo a raccogliere quell’appello, e a dare un seguito concreto alle parole e alle promesse che accompagnano i naufragi, costati 20 mila morti in 20 anni.

(© 9Colonne - citare la fonte)